Il bike sharing in Italia
Se dico Italia, potresti pensare alla sua rinomata gastronomia, alle gondole di Venezia, al Colosseo di Roma, ai gladiatori di Pompei o ai paesaggi pittoreschi della Sicilia, della Sardegna o della Puglia. Ma cosa succederebbe se ti parlassi di ciclismo?
Negli ultimi anni l'Italia è diventata uno dei Paesi europei in cui i sistemi di bike sharing sono più fiorenti.
Nel 2024, infatti, l'Italia ha visto 3 delle sue città entrare nella top 10 delle città europee con il maggior numero di spostamenti giornalieri effettuati in bicicletta condivisa ogni 1.000 abitanti. Queste tre città, situate nel Nord Italia, sono Bologna, Firenze e Padova. Per citare solo il primo esempio, la città di Bologna, con il suo sistema di 3.000 biciclette elettriche e 650 biciclette meccaniche, aveva raggiunto 567.356 viaggi nel primo trimestre del 2024. Un incremento del 37% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Impegnata nella missione di neutralità climatica entro il 2030, Bologna è anche il primo capoluogo di regione italiano ad adottare la misura Città30, in vigore da gennaio 2024. Inoltre, la città ha diversificato la sua offerta di mobilità condivisa con un sistema di car sharing a flusso libero (465 veicoli) e ciclomotori (100 monopattini elettrici). Niente monopattini elettrici condivisi per preservare l'architettura della città, ma 2.020 km di piste ciclabili per facilitare gli spostamenti dei residenti.
Questo esempio stimolante del capoluogo dell’Emilia-Romagna ha obiettivi chiari:
Accelerare la lotta all’inquinamento
Ridurre il traffico e gli incidenti
Rendere la città più sicura e accessibile
Combattere le disuguaglianze nella mobilità
Ma che dire delle altre città?
L'Italia, un Paese fiorente in termini di micro mobilità
Per comprendere la mobilità in Italia, dobbiamo prima comprendere il contesto. Per fare questo, l'Osservatorio nazionale della mobilità condivisa, in collaborazione con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, redige ogni anno un rapporto, e il trend che ne emerge è molto incoraggiante. Negli ultimi anni, infatti, la micromobilità condivisa ha registrato una crescita costante e, in particolare, l'uso delle biciclette elettriche.
Nel 2023 il fatturato complessivo dei servizi di mobilità condivisa (auto condivise, scooter, biciclette e monopattini insieme) ammontava in Italia a 179 milioni di euro. In poche cifre, il 2023 rappresenterà più di 600.000 passeggeri trasportati, 50 milioni di noleggi e 200 milioni di chilometri percorsi. In Italia, tra i veicoli di mobilità condivisa censiti in questo rapporto, il 44% erano monopattini elettrici e il 42% biciclette condivise, per un totale dell'86% di veicoli con emissioni di carbonio neutro.
L'elettrificazione delle flotte sta giocando un ruolo importante nell'aumento del numero di noleggi di biciclette condivise. Tra il 2022 e il 2023 si è registrata una crescita del +12%; con 11,5 milioni di sistemi di noleggio di biciclette condivise a flusso libero e 4 milioni di noleggi di biciclette condivise da sistemi di stazioni fisse.
© Dott
In termini di elettrificazione della flotta, Milano è in testa con 8.379 e-bike, Roma è al secondo posto con 4.136 e-bike e Bologna è terza con 2.415 e-bike. Al Sud, Napoli e Palermo sono le due principali città che non sono immuni a questa tendenza. Questo entusiasmo per i veicoli elettrici influenza la tipologia di sistemi installati, in particolare quelli free floating, che nel 2024 rappresenteranno il 62% dei sistemi biciclette condivise in Italia.
È questa stessa elettrificazione delle flotte che, in Italia, favorisce i gestori di sistemi privati come Dott, Lime o Bird rispetto ai sistemi "pubblici" finanziati dalla comunità. Molto spesso i sistemi di bike sharing a flusso libero vengono gestiti congiuntamente ai sistemi di monopattini condivisi da un unico gestore, per facilitare il funzionamento di questi sistemi. Le città menzionate sopra non fanno eccezione.
L'esempio di Milano
Milano si è ormai affermata come quarta città modello europea in termini di mobilità condivisa. È una città che concentra sia sistemi biciclette e monopattini condivisi privati, sia un sistema bike share pubblico: “BikeMi”. È anche la prima città italiana a investire massicciamente nella mobilità condivisa, diventando un punto di riferimento per le altre città europee.
Per prima cosa, ripercorriamo la storia della micromobilità a Milano:
Nel 2008 è stato inaugurato il sistema pubblico “BikeMi” gestito da Clear Channel con 850 biciclette meccaniche gialle e 66 stazioni fisse.
Nel 2009, “BikeMi” ha riscosso un successo strepitoso e ha avuto 9.500 abbonati annuali, 628 abbonamenti settimanali e 3.185 abbonamenti giornalieri. Il sistema biciclette condivise viene ampliato fino a 1.190 biciclette meccaniche e 85 stazioni fisse e diventa operativo 24 ore su 24.
Dal 2013 sono arrivati sul mercato numerosi operatori privati di biciclette e monopattini condivisi che hanno voluto affermarsi sul mercato milanese: Helbiz, Ridemovi, Tier, Dott, Ofo, Bird, ecc.
Nel 2019, diversi operatori privati sono stati costretti a chiudere definitivamente i loro sistemi a causa di problemi economici e ripetuti atti vandalici. Nel frattempo, “BikeMi” celebra il suo decimo anniversario e integra 150 nuovi modelli elettrici nella sua flotta, che ora conta 4.280 biciclette, di cui 1.150 elettriche.
2024, anno in cui Milano viene riconosciuta come 4° città modello europea in tema di mobilità condivisa e rinnova la sua flotta di veicoli “Bike Mi”.
Ma allora come possiamo spiegare questo fenomeno?
Come accennato in precedenza, a partire dal 2019 molti sistemi privati di bike sharing hanno abbandonato Milano a causa di problemi economici legati alla pandemia che ne ha colpiti molti, alla troppa concorrenza sullo stesso territorio o a causa di ripetuti atti vandalici. Così, il numero di biciclette condivise a Milano è sceso da 18.600 nel 2019 a 14.000 nel 2024. Questo fenomeno ha avuto un impatto negativo anche sugli operatori privati di car sharing e scooter sharing, che hanno visto la loro flotta ridursi di un terzo. Solo il numero di monopattini condivisi è rimasto stabile: 6.000 nel 2019 e nel 2024.
A questo si aggiunge un'ulteriore causa: tra la fine del 2023 e l'inizio del 2024, la micromobilità condivisa si è rimodellata con l'entrata in vigore di nuove norme sulla sosta dei veicoli condivisi e sulla loro sicurezza (freni, indicatori di direzione, immatricolazione, uso del casco, ecc.). A Milano, Palazzo Marino (il municipio) ha deciso di mantenere solo 3 operatori di monopattini condivisi con un massimo di 2.000 veicoli per operatore.
L'obiettivo di questa ristrutturazione è quello di ridurre il numero totale di veicoli condivisi per adeguarsi alle tendenze del mercato (free floating ed elettrificazione delle flotte), evitare parcheggi abusivi e ridurre il tasso di incidenti. Pertanto, tra il 2023 e il 2024, il numero di incidenti di biciclette condivise è diminuito del -48% e quelli dei monopattini condivisi dell'-11%.
Intervista ad alcune comunità italiane sui sistemi di biciclette condivise
Negli ultimi mesi, Qucit ha incontrato le comunità di Parma, Bologna e Verona per raccogliere idee e iniziative per incentivare l'uso della bicicletta.
Per queste tre città il servizio di biciclette condivise è soprattutto un “sistema di mobilità alternativo, facilmente fruibile da cittadini e turisti, per percorrere brevi distanze con un mezzo non inquinante”, come sottolinea Tommaso Ferrari, assessore alla mobilità del Comune di Verona. Ecco perché è fondamentale svilupparlo e renderlo accessibile a diversi tipi di pubblico.
È a Parma, “una delle prime città ad aver attivato nel 2006 un sistema di biciclette condivise, che stiamo riscontrando un crescente successo”, secondo Chiara Spaggiari, Responsabile Mobilità sostenibile per Infomobility S.p.A. (la delega della comunità parmense per la gestione del sistema di biciclette condivise fino al 2024). «Ad oggi il sistema di biciclette condivise è utilizzato al 50% dai residenti di Parma e al 50% dai turisti», conferma il collega Giancarlo Carboni.
La città di Verona, da parte sua, ha il suo sistema pubblico “Verona Bike” da marzo 2012. “Per incentivarne l’utilizzo, la comunità ha puntato ad attrarre le zone periferiche, incrementando progressivamente il numero di biciclette a disposizione e diversificando il parco mezzi”, prosegue Tommaso Ferrari. "I veicoli a disposizione degli utenti variano da meccanici a elettrici, molti dei quali sono dotati di seggiolini per bambini", afferma.
A Bologna sono la gratuità dei trasporti e le infrastrutture a fare la differenza. “Dal 10 giugno 2024 gli utenti con abbonamento al trasporto pubblico (Tper) potranno usufruire dell’utilizzo gratuito delle biciclette condivise per i primi 30 minuti di viaggio.” Ce lo racconta Valentina Orioli, Assessore alla Mobilità del Comune di Bologna. Oltre all’aumento della flotta “RideMovi” a 3.000 biciclette e 200 stazioni, la città offre ai suoi residenti un’eccellente infrastruttura.
Secondo Tommaso Bonino, urbanista e responsabile della mobilità urbana del Comune di Bologna, “la città conta attualmente 2.020 km di piste ciclabili completate, di cui 30 km in aree verdi e fluviali. Inoltre, per rendere più sicuri gli spostamenti in micromobilità, la città va contro la politica pro-auto del Paese, diventando il primo capoluogo di regione a introdurre la misura città 30 nel centro cittadino, da gennaio 2024."
Parallelamente a queste iniziative, in Italia sono previsti diversi incentivi economici per l'acquisto di una bicicletta, per incentivare la popolazione all'uso della bicicletta. A Bologna, ad esempio, il consiglio comunale ha introdotto un sistema di sussidi economici pari a 500 euro per una bicicletta elettrica e a 1.000 euro per una bici da carico. «A Parma, dove ci sono una o due biciclette private a nucleo familiare», racconta Chiara Spaggiari, il Comune ha allestito una “Cicletteria” per il deposito e il noleggio di biciclette, con una ciclofficina per la riparazione dei mezzi di trasporto e un sistema per la ricarica gratuita di monopattini elettrici e biciclette private. Inoltre, nel 2024 Infomobility ha investito 417.000 euro in aiuti per l’acquisto di biciclette elettriche per oltre 1.000 residenti di Parma. Ciò ha permesso alla città di accogliere più di 1.000 nuove biciclette elettriche sulle sue piste ciclabili.
L'Italia è un Paese con una politica pro-automobile, che da diversi anni sta invertendo la tendenza a favore della bicicletta. Si stanno quindi realizzando numerose iniziative per incentivare l'uso della bicicletta da parte della popolazione, grazie al miglioramento delle infrastrutture, alla facilitazione dell'accesso alle biciclette condivise da parte degli enti locali e alle numerose associazioni ciclistiche attive sul territorio nazionale, per citare solo la FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta). Oggi l'Italia è uno dei Paesi europei che è diventato un modello per i suoi vicini in termini di micromobilità e intende continuare a farlo.
Per scoprire di più su questo meraviglioso Paese e sulle innovazioni in ambito ciclistico, vi aspetto al VéloCity 2026, che si terrà a Rimini!